A ceremoni of Carols

Esempio illuminante della sua genialità è proprio Ceremony of Carols op. 28 scritta per coro di ragazzi ed arpa, brano tra i più famosi del compositore che lo realizzò mescolando insieme più fonti di ispirazione: la musica religiosa inglese, il gamelan balinese e gli studi sull'arpa compiuti durante il soggiorno in America.

Dopo tre anni di grandi successi passati oltre oceano, Benjamin Britten e il suo compagno Peter Pears, decisero di ritornare nella nativa Inghilterra. Era il 1942 e Britten aveva iniziato a comporre un Inno a Santa Cecilia e un pezzo per il celebre clarinettista Benny Goodman, brani che aveva intenzione di portare a termine durante il viaggio. Ma la traversata oceanica fu più dura del previsto: oltre alle difficili condizioni di viaggio («avevamo una misera cabina molto vicina alla cella frigorifera delle provviste - scrive Pears ad un amico - l'odore era insopportabile e le persone andavano su e giù per il corridoio tutto il giorno!»), regnava il terrore per gli attacchi dei terribili sottomarini tedeschi U-boat e gli ufficiali di bordo sequestrarono a Britten i manoscritti temendo che si trattasse di un codice segreto. Il viaggio durò quasi un mese e durante l'ormeggio ad Halifax (Nuova Scozia) Britlen trovò un volume di poemi medievali The English Galaxy of Shorter Poems in gran parte anonimi e scritti in un inglese antico che ricordava al compositore il fascino dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer. Alcuni di questi vennero messi in musica sulla nave Svedese Axel Johnson e formarono il nucleo centrale della Ceremony of Carols che l'autore completò sul suolo natio nella primavera del 1943.

 

La maggior parte dei testi riguarda il mistero del Natale e le parole evocano un mondo lontano che Britten ha ricreato attraverso armonie inusuali e melodie particolari; le voci bianche e l'arpa conferiscono all'intera composizione un'atmosfera straniante quasi a voler ricreare il "suono" dell'inverno e l'incanto di un mondo di cristallina semplicità.